Tuesday, November 20, 2012
Sequestro Spinelli, nessun riscatto pagato
MILANO - "Nessuna somma di denaro è stata pagata né vi è stata alcuna trattativa". Lo afferma il ragioniere Giuseppe Spinelli, in un comunicato. "Leggo con stupore ricostruzioni fantasiose della grave e dolorosa vicenda che è accaduta alla mia famiglia e a me - è scritto in una nota -. Debbo precisare che il mio ritardo nel riferire al Presidente Berlusconi e all'Avvocato Ghedini come si erano svolti effettivamente i fatti é dovuto unicamente al forte timore di gravi ritorsioni nei confronti dei miei familiari". 'La denuncia alla Autorita' Giudiziaria è stata fatta immediatamente dopo - prosegue Spinelli -. Debbo inoltre ribadire che nessuna somma di denaro é stata pagata né vi è stata alcuna trattativa".
GHEDINI, NESSUN RUOLO EX PREMIER "Preciso anche che il Presidente Berlusconi non ha avuto alcun ruolo nella vicenda e tutte le decisioni sui tempi e sui modi sono state assunte dal rag. Spinelli e da me". Lo scrive il legale dell'ex premier, Niccolò Ghedini. "Le ricostruzioni ed i commenti apparsi su molti giornali quest'oggi relativamente alla vicenda occorsa al rag. Spinelli oscillano fra il risibile e l'assurdo. Come risulta dagli atti e come risulterà da qualsiasi ulteriore accertamento, i fatti sono del tutto chiari e lineari". Lo scrive l'avvocato Niccolò Ghedini. Il ritardo con cui è stata avvisata l'Autorità Giudiziaria è unicamente riferibile al più che giustificato timore provocato dai sequestratori nel rag. Spinelli, il quale temeva gravi ritorsioni per sé e per la sua famiglia". Lo scrive il legale di Silvio Berlusconi Niccolò Ghedini. Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, precisa che "nessuna somma di denaro è mai stata pagata a chicchessia né vi è stata alcuna trattativa con i sequestratori" del ragionier Giuseppe Spinelli e della moglie. "Qualsiasi illazione su questo punto - aggiunge - è totalmente destituita di fondamento".
Spinelli, in un incontro del 16 ottobre con Ghedini non fece riferimento al sequestro ma ne parlò solo il giorno dopo. "Soltanto nella tarda mattinata di mercoledì 17 ottobre, cioé il giorno dopo - ricostruisce Ghedini - il rag. Spinelli si recava dal Presidente Berlusconi per raccontargli cosa era realmente successo". "A questo punto il Presidente Berlusconi mi avvisava telefonicamente e mi chiedeva di contattare subito la Procura di Milano - ricostruisce Ghedini-. Il rag. Spinelli però mi pregò di attendere ancora per consentirgli di avvertire la moglie sull'evolversi della situazione. Infatti i coniugi avevano subito pesanti minacce dai sequestratori nel caso in cui avessero narrato i fatti o addirittura avvertito l'Autorità Giudiziaria". "Chiunque abbia un minimo di esperienza in vicende analoghe - aggiunge Ghedini - sa perfettamente quanto sia sempre grande e difficilmente superabile nell'immediato il timore della vittima a denunciare i fatti. Non vi è quindi nessun punto oscuro in questa vicenda - ribadisce -. Tutte le illazioni avanzate da alcuni quotidiani non sono altro che speculazioni di natura evidentemente politica che nulla hanno a che fare con la situazione processuale e con la realtà degli accadimenti".
INDAGINI SU 'VIAGGIO' SVIZZERA ARRESTATO Le indagini sul sequestro lampo di Giuseppe Spinelli il cassiere di Berlusconi, e di sua moglie, puntano anche su un viaggio in Svizzera di uno dei sei rapitori arrestato ieri a Milano. Gli inquirenti vogliono capire se la trasferta oltre confine é legata al presunto trasferimento di denaro in una cassetta di sicurezza Svizzera, che potrebbe essere parte del presunto riscatto pagato. Denaro di cui al momento non è stata trovata alcuna traccia. Infatti nelle tre cassette di sicurezza aperte ieri dagli investigatori, tra le varie cose sono stati trovati solo fac simili di banconote. Tra il materiale sequestrato dagli uomini della squadra mobile coordinati dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari ci sono alcuni supporti informatici computer documenti. Al momento non è stato trovato alcun dvd o alcune chiavetta usb, quelle che secondo il racconto del ragioniere gli erano state offerte dai rapitori in cambio della richiesta di 35 milioni di euro, perché contenevano documenti che avrebbero potuto ribaltare l'esito della causa Lodo Mondadori, in favore dell'ex premier.
INDAGINI SU ALTRE BANCHE E PC Nelle indagini sul sequestro Spinelli gli accertamenti sulle cassette di sicurezza di tre agenzie bancarie proseguono su altri depositi e rapporti bancari, sia in Italia sia in Svizzera. Ed è in corso di analisi anche molto materiale informatico, sequestrato ieri all'alba in concomitanza degli arresti e delle perquisizioni. Al momento, quindi, secondo gli investigatori, sarebbe improprio affermare che i documenti della presunta 'trattativa' tra Spinelli, Silvio Berlusconi e i sequestratori siano scomparsi. Potrebbero infatti essere nel molto materiale al vaglio. La centralità di questa pista è confermata anche dagli sforzi della polizia per arrivare alle cassette di sicurezza prima dei malviventi. A tal fine, nei giorni scorsi, gli investigatori avevano anche organizzato la messinscena di una rapina, con tanto di cartello 'chiuso per rapina' sulle vetrate della banca e una Volante davanti (stranamente giunta da Milano fino all'agenzia, nel Varesotto) per impedire ai banditi di operare nella filiale. E un contrattempo 'tecnico' era stato organizzato anche nell'altra agenzia, tanto da spingere i banditi, preoccupati, a chiedere garanzie sul contenuto delle cassette. Che poi si è scoperto essere costituito prevalentemente da un ingente quantitativo di soldi fac-simile.
ROMA - "E ovvio che è una cosa strana e quindi la magistratura dovrà fare le sue indagini e approfondisca ma non si può partire dal pregiudizio che è colpa di Berlusconi. Ci sarà qualcosa in cui Berlusconi non è colpevole, no?". Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno, ad Agorà, commentando la vicenda del sequestro-lampo del segretario di Silvio Berlusconi, Giuseppe Spinelli.
FIRENZE - "E' difficile capire se siamo in presenza di criminalità comune o di altro: aspettiamo che la vicenda faccia il suo corso. Quelli che commentano politicamente a prescindere, rischiano sempre di sbagliare". Lo ha detto Matteo Renzi, candidato alle primarie del centro sinistra, questa mattina a Omnibus su La7 in merito alla vicenda del collaboratore di Silvio Berlusconi Giuseppe Spinelli.
MILANO - "Ho saputo del sequestro di Giuseppe Spinelli qualche giorno dopo perché qualcuno mi ha raccontato questo episodio: un episodio talmente strano che aveva lì per lì il sapore di non essere una cosa vera". Così ha parlato ai microfoni di Radio Città Futura l'ex direttore del Tg4 Emilio Fede, intervistato sulla vicenda del sequestro lampo del cassiere di Silvio Berlusconi. "Conosco Spinelli benissimo, è un mio carissimo amico da sempre, un uomo mite, una persona per bene - ha aggiunto - spesso andavamo a cena insieme alla mamma di Berlusconi nelle trattorie milanesi". Fede non crede ad una strategia politica né all'esistenza di un dossier sul Lodo Mondadori: "Credo che sia un tentativo di estorsione tra i più assurdi, un episodio complesso e tragicomico di malavita: una truffa organizzata, neanche bene. credo si sia trattato di un atto volgare, in parte geniale e in parte malavitoso per estorcere esclusivamente dei soldi". Quest'episodio mina ulteriormente la credibilità politica di Berlusconi? "Credo che Berlusconi sia soltanto una vittima, non é che si è organizzato un dossier su De Benedetti", ha risposto l'ex direttore del Tg4. Possibile l'ipotesi della malavita entrata tramite il giro di 'frequentazioni' di Palazzo Grazioli ed Arcore? "Ho letto del collegamento di una delle ragazze con la malavita - ha risposto ancora Fede - e anche questa potrebbe essere un'ipotesi attendibile. Certamente si tratta di un truffatore di professione, di qualcuno che conosceva Spinelli".
Un sequestro lampo, il 15 ottobre.
di Matteo Guidelli
Il cassiere di Berlusconi e la moglie sequestrati in casa per 11 ore da una banda guidata da un pregiudicato barese con le scarpe rossonere, un fantomatico cd contenente filmati sul presidente della Camera Gianfranco Fini, 'carte' sul Lodo Mondadori che al Cav "avrebbero fatto molto piacere", una richiesta di riscatto di 35 milioni - di cui otto potrebbero essere stati pagati - il sequestrato che, appena libero, non corre a fare la denuncia ma va ad Arcore. Sono le otto di mattina quando esplode il giallo del sequestro di Giuseppe Spinelli, l'uomo che pagava le Olgettine e che, soprattutto, è uno dei più fidati collaboratori del Cavaliere. La polizia arresta sei persone, tre italiani e tre albanesi su disposizione del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del pm Paolo Storari: per tutti l'accusa è sequestro a scopo di estorsione. A capo della banda c'è Francesco Leone, una carriera criminale iniziata nel 1982, un passato da 'pentito', l'uomo dalle scarpe rossonere: il suo Dna è stato trovato dagli investigatori su un tappo di bottiglia nel salotto di Spinelli. Potrebbe essere proprio Leone, nell'interrogatorio di garanzia fissato per mercoledì, a spiegare quelli che sono i punti ancora oscuri della vicenda. Primo tra tutti il fatto che il sequestro risale alla notte tra il 15 e il 16 ottobre, ma la segnalazione alla magistratura arriva nel pomeriggio del 17: prima Spinelli va ad Arcore da solo, poi viene prelevato dalla scorta di Berlusconi per raggiungere una 'località segreta'.
Perché tutto questo ritardo? Cosa è accaduto dalla liberazione dei coniugi, alle 9 del 16 ottobre, fino al pomeriggio del 17? Secondo il racconto messo a verbale dallo stesso Spinelli e dalla moglie, il sequestro è scattato attorno alle 21.45 del 15 ottobre: di ritorno dal consueto appuntamento ad Arcore, il ragioniere è stato aggredito sul pianerottolo di casa e spintonato all'interno dell'appartamento da due uomini armati che sono apparsi appena la moglie ha aperto la porta. Una volta all'interno i due sequestratori hanno però immediatamente chiarito che non si trattava di una rapina e che non sarebbe stato torto loro un capello tanto che a Spinelli e alla moglie è stato concesso anche di andare a letto a riposare: uno di loro - ha raccontato la donna - "addirittura ha coperto me e mio marito con una coperta".
A spiegare a Spinelli i motivi del sequestro è stato Leone, il 'terzo uomo', arrivato nell'abitazione verso le 2 di notte: 35 milioni in cambio di carte utili a Berlusconi sul Lodo Mondadori e di un filmato in cui sarebbe stato ripreso Gianfranco Fini a colloquio con i giudici del lodo Mondadori, ai quali avrebbe chiesto aiuto "per mettere in difficoltà" il Cavaliere. "Una barzelletta", ha commentato il portavoce di Fini, "ridicolo", ha detto Carlo De Benedetti, presidente onorario di Cir. Vero o no, lo diranno le indagini: al momento gli investigatori hanno sequestrato pc, dvd e una serie di supporti informatici che verranno analizzati nei prossimi giorni. Quel che è certo, però, è che la mattina del 16 ottobre i sequestratori ottengono che il ragioniere Spinelli chiami Berlusconi, gli racconti dei documenti e del filmato di Fini e gli annunci la loro disponibilità a venderli per 35 milioni. L'ex premier deve aver capito che la cosa era seria perché dice a Spinelli che avrebbe annullato gli impegni a Roma e lo invita a chiamare Ghedini. Ed è l'avvocato-parlamentare a dire che non se ne fa nulla finché non si verifica l'autenticità del materiale. "Ghedini mi ribadì - racconta Spinelli - che...prima di pagare qualsiasi cifra bisognava essere assolutamente sicuri". "Non avevano in mano nulla", dice oggi Ghedini. Ma Spinelli fornisce un altro elemento che dovrà essere chiarito e che potrebbe aver a che fare con il presunto riscatto ipotizzato, scrive il pm, "in un momento successivo al rilascio degli ostaggi ma non monitorato". "Ero quasi riuscito - mette a verbale il cassiere - a convincere Ghedini a dare un piccolo anticipo in denaro e poi successivamente fare un contratto". E' stato dato questo "anticipo?".
Quella del riscatto, scrive il gip nell'ordinanza, "è una ricostruzione possibile, come è anche possibile che il denaro" di cui parlano gli arrestati nelle intercettazioni, "sia riconducibile ad altri affari illeciti" di Leone. Nell'ordinanza d'arresto viene anche quantificata la "cifra in gioco" e cioè quanto potrebbe esser stato pagato: 8 milioni. Di questi soldi, però, al momento non c'è traccia: gli investigatori hanno infatti aperto oggi le tre cassette di sicurezza intestate ad uno degli arrestati - una al Credito Valtellinese e due al Credito Cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate - ma non avrebbero trovato elementi che consentano "immediati sviluppi" delle indagini. Nonostante i ritardi nella denuncia, gli investigatori riescono a rintracciare la banda di sequestratori - oltre a Leone tre albanesi, Ilirjan Tanko, Laurenc Tanko e Marjus Anuta, e due italiani, Alessio Maier e Pierluigi Tranquilli - e a scoprire che il 'pedinamento' di Spinelli era cominciato almeno a giugno 2012. Grazie a due telefonate che arrivano nel pomeriggio del 15 ottobre a casa di Spinelli: quelle chiamate partono da una cabina telefonica nei pressi della stazione di Malnate, in provincia di Varese, dove le telecamere registrano le immagini di due uomini, uno dei quali con le scarpe rossonere. L'analisi delle celle telefoniche e le successive intercettazioni consentono di risalire a ruoli e componenti della banda: Leone è il capo, che un mese dopo il sequestro chiede per telefono a Alessio Maier, il titolare delle cassette di sicurezza, "addove li mettimmo i soldi?".
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