Saturday, November 24, 2012
Dove agiscono cannabis e cocaina
Cannabis e cocaina: uno studio italiano ne esamina i meccanismi neurologici alla base
Grazie all’utilizzo di tecniche di Neuroimaging, uno studio del Dipartimento per le Politiche antidroga, in collaborazione con l'Unità di neuroscienze del Dipartimento delle Dipendenze Ulss 20 di Verona, e l'Unità di Neuroscienze dell'Azienda ospedaliera Universitaria integrata di Borgo Trento (Verona), ha individuato le aree cerebrali che si attivano durante il consumo di cannabis e cocaina. Nello specifico la ricerca è nata con lo scopo di individuare le zone del cervello che si mettono in funzione durante due particolari momenti: quello in cui il soggetto sperimenta il desiderio di assumere le sostanza, il carving; e la capacità dell’ individuo di porre un freno e rimandarne il consumo, il cosiddetto resisting.
Per effettuare l’indagine sono stati reclutati soggetti con una diagnosi di dipendenza da sostanze psicoattive e, grazie alla tecnica di risonanza magnetica ad alto campo, è stato possibile localizzare in modo ben definito le parti cerebrali interessate. Dai risultati emersi è stato possibile individuare due gruppi ben distinti, i “responder”, ossia quei soggetti in cui ad attivarsi è stata l’area del controllo, la corteccia prefrontale; e i “low responder”, coloro in cui il grado di attivazione di tale zona è risultato essere minore. Inoltre, nei consumatori di marijuana sono state rilevate delle forti correlazioni tra la riduzione dello spessore della corteccia cerebrale e deficit nelle capacità di memorizzazione e apprendimento.
Per arrivare a queste conclusioni, le mappature e i dati raccolti sono stati paragonati con quelli del gruppo di controllo, ossia ragazzi della stessa età non dipendenti da droghe e le. I risultati dello studio sono importanti non solo perché mettono in risalto le zone interessate nei meccanismi di controllo e di assunzione della droga ma, sapere cosa succede durante tali processi cerebrali aiuta anche gli operatori sanitari a gestire in modo più corretto e consapevole il paziente. Inoltre, la ricerca conferma come l’uso di sostanze agisca direttamente sulla corteccia prefrontale. Difatti, come spiega Giovanni Serpelloni, capo del DPA “Capire quali meccanismi neurologici si inneschino prima, durante e dopo l'assunzione di droghe, come ad esempio l'alterazione dell'integrità micro-strutturale in diverse aree cerebrali e una riduzione del glutammato, il più importante neurotrasmettitore eccitatorio del sistema nervoso centrale, significa progredire nella possibilità di dare risposte concrete alla sfida della prevenzione dall'uso di queste sostanze".
La ricerca, “Addiction: new evidences from neuroimaging and Brain Stimulation”, nonostante rappresenti un importante passo in avanti, deve proseguire in questa direzione. Riuscire a vedere dove e come l’assunzione di sostanze agisce sul cervello aiuterà gli specialisti a capire perché alcuni trattamenti risultano più appropriati di altri e a individuare le terapie più adatte per la cura di tali pazienti
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