Wednesday, November 21, 2012
La batteria biologica delle orecchie
Energia elettrica dalle orecchie. Sembra una bufala, invece è tutto vero. Lo testimonia una ricerca del Massachusetts Institute of Technology, che si basa su una vecchia conoscenza biologica riguardo all'apparato uditivo dell'essere umano. La membrana presente nelle nostre orecchie, infatti, capta le vibrazioni generate dalle fonti sonore e le trasforma in impulsi elettrici da inviare al cervello. La trasduzione da un tipo di energia all'altro avviene attraverso la differenza di potenziale generata dai livelli irregolari di potassio e sodio ai lati opposti della membrana.
Un processo che biologi ed otorini conoscono alla perfezione da quasi 60 anni ormai, ma che nessuno fino a oggi aveva pensato di sfruttare per ottenere la quantità di energia necessaria ad alimentare piccoli componenti elettrici come chip e transistor. Probabilmente perché era troppa la paura di andare a interferire con le funzioni dell'orecchio, disturbando quindi la normale attività uditiva. In altre parole, un chip nel condotto uditivo - si riteneva fino a oggi - avrebbe finito per renderci sordi.
Gli studiosi del MIT, però, sono riusciti a superare quest'ostacolo e hanno messo a punto un chip wireless capace di intercettare l'energia elettrica generata nel condotto uditivo e utilizzarla per autoalimentarsi. Il tutto senza interferire con l'udito o provocare danni. Per il momento il dispositivo è stato testato solo su cavie animali, ma i ricercatori non escludono in futuro di utilizzarlo anche a fini diagnostici per gli esseri umani. L'applicazione più probabile - se ci sarà uno sviluppo commerciale per questo prototipo - sarà quella di monitorare costantemente la qualità e le condizioni del sistema uditivo di chi lo indossa. I dati raccolti serviranno poi a stabilire la possibilità di una cura o progettare impianti cocleari tagliati su misura per chi è affetto da problemi d'udito.
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